Segretissimo 0205 Domino, Fine Del Quarto Reich (Segretissimo 205) by John Tiger

Segretissimo 0205 Domino, Fine Del Quarto Reich (Segretissimo 205) by John Tiger

autore:John Tiger [Tiger, John]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


10

Erano quasi le due del mattino e a Berlino faceva fresco, ma Robinson e Scott incominciavano a sudare. Nella cabina di drenaggio a una dozzina d’isolati dal manicomio, i due agenti, rivestiti delle tute di gomma, erano madidi di sudore. I loro volti grondavano, ma loro sembravano non accorgersene mentre Strauss ripeteva per l’ennesima volta quali segnali avrebbero dovuto lanciare, in caso di emergenza.

— Brandenburg... Brandenburg, non dovrete dire altro. Lo sapete come funziona una trasmittente portatile, vero? Perciò non è il caso che ve lo spieghi — concluse il rappresentante della Gehlen.

E dopo un secondo tornò a ripeterlo. Lui era fatto così.

— Proprio non volete portarvi dietro due dei miei sommozzatori? Sono ragazzi in gamba, con una resistenza straordinaria e abilissimi nel manovrare una pistola.

Robinson scosse la testa.

— Questa è solo una missione esplorativa, signor Strauss — ripeté il californiano. — Esplorazione, quindi, non un’irruzione da «commando» o un «colpo di mano». Noi ci auguriamo di entrare e di uscire senza essere scoperti, e senza entrare in contatto con le persone racchiuse in quella buffa gabbia di matti.

Il tedesco, a quelle parole, fece una smorfia. Quei rozzi «yankees» parlavano sempre di una casa per malattie mentali come di «una buffa gabbia di matti». Non doveva esserci niente di buffo al quarantaquattro di Lindenthalerallee, ripensando agli avvenimenti della notte precedente. Strauss gettò un’occhiata all’orologio da polso, poi alla botola aperta che immetteva nella fogna municipale numero ottocentonovantadue.

Era l’ora.

I suoi uomini si trovavano tutti al loro posto, sui tetti, nel garage, nel vicolo e sul mezzo da trasporto.

Da quel momento, i due «amerikaner» dovevano sbrogliarsela da soli.

— Per favore, non augurateci «Merde!» — disse Kelly Robinson.

Il tedesco capì lo scherzo e sorrise.

— Mi porterebbe scalogna, capite? — spiegò il californiano.

— «Herr» Kelly, state tranquillo. Io non ho mai agito con la Gestapo in Francia o in qualsiasi altro posto — lo rassicurò l’uomo di Gehlen. — Ero tenente dell’Abwehr, avevo ventitré anni e lavoravo al quartier generale in un reparto del Supercomando dell’Esercito. Agli ordini di Canaris.

Il campione di tennis ricambiò il sorriso, e gli strizzò l’occhio, mentre il suo compagno alzava il pollice in segno di saluto. Poi i due uomini della CIA si calarono con lentezza nell’oscurità, stringendo ciascuno una custodia impermeabile per le armi. La fogna era un cilindro di cemento con un diametro di circa due metri, piena fino in cima di una limacciosa fiumana che trascinava con sé i rifiuti della città. La pressione dell’acqua non era eccessiva, seppure sostenuta, e appena i due agenti si staccarono dalla scaletta di metallo, si sentirono sguazzare e trasportare in mezzo al sudiciume. Le lampade subacquee che reggevano davano loro una chiara ma tremolante visione di quella marea di sporcizia che sbatteva contro i loro corpi, per poi scivolare lontano, in mezzo alla corrente. Sembrava uno di quei film di Mack Sennett in cui tutto girava vorticosamente, ora vicino, ora lontano.

Si lasciarono trascinare dalla corrente per circa quattrocento metri, cercando la diramazione in cui avrebbero dovuto svoltare a sinistra. Da quel punto, poi, tutto sarebbe stato più difficile.



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